Il Belcanto ritrovato

III Edizione
dal 16 agosto al 21 settembre 2024

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INTERVISTA IMMAGINARIA CON GIUSEPPE PERSIANI
(Recanati, 1799 – Neuilly-sur-Seine 1869)

Siamo giunti fino a Neuilly-sur-Seine perché qui dimora da tempo il celebre maestro Giuseppe Persiani. L’artista è ormai anziano e solo, dopo la morte recente della sua amatissima consorte, la celebre Fanny Tacchinardi, e così ha desiderio di ricordare la sua vita artistica e un passato ormai lontano.

IBR: Maestro, grazie, intanto, per la sua cortesia e per averci concesso questo colloquio. Per cominciare siamo curiosissimi di sapere perché mai dalla splendida Recanati la troviamo ora residente in Francia…

Persiani: Siamo arrivati in Francia, io e mia moglie, nel 1837, e ci siamo subito sistemati a Parigi, che è diventata da quel momento la nostra residenza invernale, mentre nei mesi estivi ci trasferivamo a Londra, dove il clima era più sopportabile.

IBR: La solita vita itinerante dei compositori e dei cantanti, sempre in giro per seguire gli allestimenti delle proprie opere e rappresentarle. Ma per arrivare a Parigi di strada ne ha fatta, dalle Marche…

Persiani: Sì, sono nato a Recanati nel 1799, e ho vissuto la mia infanzia negli anni dell’epopea napoleonica: la mia famiglia era di estrazione modesta, ma il papà era musicista, violinista per la precisione. Così ha avuto la buona idea di avviare me e le mie due sorelle sulla strada delle note e quando morì, io avevo 15 anni ed ero già orfano di madre, avevamo già un mestiere che avremmo potuto esercitare. In ogni caso, a vent’anni decisi di lasciare per sempre la mia città per cercare altre opportunità.

IBR: Ha quindi iniziato una carriera musicale, giusto?

Persiani: Diversamente da quello che si potrebbe pensare, non ho cominciato come compositore, ma come violinista al Teatro Valle di Roma, ma poi, nel 1820, ho cominciato a studiare composizione al Reale collegio di musica di Napoli dove ho avuto come insegnanti addirittura Nicola Zingarelli e Girolamo Crescentini e come compagni di studi Luigi Ricci e Vincenzo Bellini! Intanto mi mantenevo suonando nell’orchestra del Teatro San Carlo, dove ho conosciuto Gioachino Rossini che in quegli anni stava riscuotendo a Napoli un successo enorme, e che mi chiese persino di accompagnarlo nella sua tournée viennese del 1822. Ma io non ero solo: avevo due sorelle a cui badare, così rinunciai e decisi di accettare un posto di insegnante di musica a Cerignola.

IBR: In effetti una grande occasione, di quelle che capitano una volta nella vita. Ma a proposito di arte, quindi, non è rimasto a suonare il violino in orchestra?

Persiani: A Cerignola ho cominciato a comporre musica sacra e un mio oratorio è addirittura stato eseguito a Roma. Ma poi è arrivata l’occasione di debuttare come operista, nel 1826, alla Pergola di Firenze e il successo della mia opera buffa Piglia il mondo come viene mi ha consentito di lavorare ancora per quel teatro. È dove nel 1827 è stato dato il mio primo vero successo, l’opera seria Danao Re d’Argo su libretto di Felice Romani, sulla quale un altro celebre recanatese, Giacomo Leopardi, ha espresso un lusinghiero giudizio.

Ricordo gli anni in Toscana perché è in Toscana che ho conosciuto Francesca Tacchinardi, che non era solo una celebre cantante, ma anche la figlia di un importante impresario teatrale. Francesca, che io chiamo Fanny, è poi diventata mia moglie nel 1829.

IBR: E oltre che a Firenze, in quali altri teatri sono state rappresentate le sue opere?

Persiani: Ricordo con molto piacere il successo del debutto de Il Solitario alla Scala di Milano nel 1829, che è stata la mia consacrazione definitiva nel panorama operistico italiano. E all’epoca ha avuto un gran successo anche il mio Eufemio da Messina, presentato al Teatro del Giglio a Lucca nello stesso anno. È con queste opere che ho cavalcato lo spirito di un pubblico nuovo, che non amava più le antiche opere serie nello stile di Rossini, ma cercava argomenti più vicini alla contemporaneità e uno stile musicale meno legato alle convenzioni della vecchia scuola. L’opera che ha goduto però di maggiore successo è stata Ines de Castro, data al San Carlo di Napoli nel 1835, protagonista è stata la celebre Maria Malibran. Per farla breve, ho composto in tutto dodici melodrammi, tra il 1826 e il 1846, anno nel quale ho presentato a Madrid la mia ultima opera, L’orfana Savoiarda.

IBR: Ma ad Ines de Castro sono legate anche altre curiose vicende…

Persiani: In effetti sì: mi stava talmente a cuore la riuscita di quest’opera che decisi di utilizzare tutti i miei guadagni per la sua riuscita, curando ogni elemento, dal direttore d’orchestra a quello dei cori, dai costumisti agli scenografi, affinché tutti si impegnassero al meglio per la sua buona riuscita. Il mio sforzo ebbe successo e le autorità emanarono addirittura un decreto per proibire ai cantanti di presentarsi più di una volta al proscenio perché troppe chiamate del pubblico avevano irritato la Corte. Voglio poi ricordare che Ines de Castro ha avuto oltre sessanta rappresentazioni in Italia e nelle maggiori città europee, tra cui Parigi e Londra.

IBR: Maestro, lei però non si è limitato solo a comporre. In teatro ha svolto altre attività. Ce le può ricordare?

Persiani: All’epoca in realtà il compositore non si occupava solo di comporre! Doveva quasi sempre dirigere alcune recite e spesso anche occuparsi della realizzazione scenica, perché il “regista teatrale” non esisteva. Dopo il nostro trasferimento nel 1837 a Parigi, dove Fanny era stata scritturata come prima donna al Theâtre Italien, io non solo curavo le opere come ‘regisseur’, ma cominciai a fare l’impresario di mia moglie e decisi addirittura di mettermi in proprio! Nel 1846 a Londra ho affittato il Covent Garden e l’ho chiamato “Royal Italian Opera”, ma dopo l’inaugurazione con la Semiramide di Rossini l’impresa è fallita, io ho perso tutti i miei risparmi e mia moglie è stata costretta a cantare nei teatri europei fino al 1859.

IBR: Un’ultima domanda: cosa direbbe, se potesse parlare al pubblico che magari ascolterà la sua musica, diciamo, fra un secolo e mezzo?

Persiani: Intanto mi piacerebbe che il pubblico ricordasse che le mie opere sono state eseguite in tutta Europa, e che quindi anch’io ho contribuito alla diffusione della cultura e della musica italiana fuori dal nostro paese. Ma vorrei che assieme al mio, fosse ricordato anche il nome della mia adorata Fanny, il cui nome è legato a opere celeberrime e che è stata sempre l’interprete delle mie opere e la musa ispiratrice della mia arte.

IBR: Ringraziamo il maestro Persiani per il tempo che ci ha dedicato. E ricordiamo che nel Festival “Il Belcanto ritrovato” del 2022 ascolteremo a Fano proprio un duetto dall’Eufemio da Messina “Fuggi, ah, fuggi un nume irato”.

 

IMAGINARY INTERVIEW WITH GIUSEPPE PERSIANI
(Recanati 1799 – Neuilly-sur-Seine 1869)

We have come to Neuilly-sur-Seine because the famous Maestro Giuseppe Persiani has been living here for some time. The artist is now old and alone, after the recent death of his beloved wife, the famous Fanny Tacchinardi, and so he has the desire to remember his artistic life and a bygone past.

IBR: Maestro, thank you for your courtesy and for allowing us to do this interview. First of all, we are curious to know why ever you moved from beautiful Recanati and are now resident in France…

Persiani: We arrived in France, my wife and I, in 1837, and we immediately settled in Paris, which has since become our Winter residence, while in the Summer months we used to move to London, where the climate was more bearable…

IBR: The usual itinerant life of composers and singers, always around to follow the productions of their works and represent them… But to get to Paris, it has been a long way, from the Marche region…

Persiani: Yes, I was born in Recanati in 1799 and I lived my childhood in the years of the Napoleonic era: my family was of modest extraction, but my father was a musician – a violinist, to be precise. So, he had the good idea to introduce me and my two sisters to music. When he died, I was 15 years old, and I was already mother orphaned, at least we already had a job. Anyway, when I was 20, I decided to leave my town forever to look for other opportunities.

IBR: So, you started a musical career, right?

Persiani: Unlike what you might think, I did not begin as a composer, but as a violinist at the Teatro Valle in Rome, but then, in 1820, I began studying composition at the Royal Music College of Naples where I had important teachers such as Nicola Zingarelli and Girolamo Crescentini, and my fellow students were Luigi Ricci and Vincenzo Bellini! In the meantime, however, I kept playing in the orchestra of the Teatro San Carlo, where I met Gioachino Rossini, who was having great success in Naples in those years, and who even asked me to accompany him on his Viennese tour in 1822. But I was not alone: I had two sisters to look after, so I did not join him and decided instead to accept a music teacher position in Cerignola.

IBR: In fact, Rossini’s was a great occasion, one of those that happen once in a lifetime. But let’s speak about art. So, you didn’t stay and play the violin in the orchestra?

Persiani: In Cerignola I began to compose sacred music and one of my oratorios was even performed in Rome. But I had the opportunity to debut as an opera player, in 1826, at the Pergola in Florence and the success of my opera buffa Piglia il mondo come viene allowed me to work for that theatre again. That is the place where, in 1827, my first real success was given, the opera seria Danao Re d’Argo to a libretto by Felice Romani, on which another famous Recanati author, Giacomo Leopardi, expressed a flattering judgement.

I remember the years in Tuscany because it was in Tuscany that I met Francesca Tacchinardi, who was not only a famous singer but also the daughter of an important theatrical impresario. Francesca, whom I call Fanny, became my wife in 1829.

IBR: And in addition to Florence, in which other theatres were your works performed?

Persiani: I remember with great pleasure the success of the debut of Il Solitario at the Teatro alla Scala in Milan in 1829, which was my definitive consecration in the Italian operatic landscape. And at the time my Eufemio da Messina, presented at the Teatro del Giglio in Lucca in the same year, had also a great success. With these works I was able to conquer a new audience, which no longer liked the old opera seria in the style of Rossini but sought topics closer to contemporary life and a musical style less tied to the conventions of the old school. The opera that has enjoyed the greatest success was Ines de Castro, given to the San Carlo in Naples in 1835, where the main character was the famous Maria Malibran. To make a long story short, I composed a total of twelve melodramas, between 1826 and 1846, the year in which I presented my last opera in Madrid, L’orfana Savoiarda.

IBR: But Ines de Castro is also linked to other curious events…

Persiani: Yes indeed. I was so concerned about the success of this work that I decided to invest all my earnings in its success, taking care of every element, from the conductor to the choirs, from the costume designers to the set designers, so that everyone would work hard for its success. My effort turned out to be successful and the authorities even issued a decree, forbidding singers to appear more than once in the proscenium because too many calls from the audience had angered the Court. I would also like to mention that Ines de Castro has had over sixty performances in Italy and in major European cities, including Paris and London.

IBR: Maestro, you didn’t limit yourself to composing. In the theater, you have done also other activities. Can you remind us?

Persiani: At the time being a composer wasn’t just about… composing! He almost always had to direct some plays and often even take care of the stage, because the role of “theater director” did not exist. After we moved to Paris in 1837, where Fanny had been hired as the primadonna at the Theâtre Italien, I did not only edit the operas as a “regisseur”, but I began to be my wife’s impresario and even decided to start my own business! In 1846 in London, I rented the Covent Garden and called it “Royal Italian Opera”, but after the inauguration with Rossini’s Semiramide the enterprise failed, I lost all my savings, and my wife was forced to sing in European theaters until 1859.

IBR: One last question: what would you say, if you had the chance to talk to the audience that might listen to your music, let’s say in a century and a half?

Persiani: I would like the audience to remember that my works have been performed all over Europe and that I have contributed to the diffusion of Italian culture and music outside our country. But I would also like that in addition to mine, also my beloved Fanny was remembered – as her name is linked to famous works, and she has always been the interpreter of my works and the inspirational muse of my art.

IBR: We thank Maestro Persiani for the time he has dedicated to us. In 2022’s edition of the “Il Belcanto ritrovato” Festival we will listen to a duet from the Eufemio da Messina “Fuggi, ah, fuggi un nume irato” in Fano.

Giuseppe Persiani