Il Belcanto ritrovato

III Edizione
dal 16 agosto al 21 settembre 2024

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Carlo Evasio Soliva

INTERVISTA IMMAGINARIA CON CARLO EVASIO SOLIVA
(Casale Monferrato 1791 – Parigi 1853)

IBR: Ci troviamo a Parigi in questo inverno 1853 e incontriamo l’anziano maestro Carlo Evasio Soliva, che ci ha concesso un’intervista.
Buonasera Maestro, vorremmo subito sapere come si è avvicinato alla musica.

Soliva: In realtà il mio destino non era nella musica, ma nel mondo della cioccolata! I miei genitori, di origine svizzera, si erano trasferiti a Casale Monferrato, dove poi sono nato io il 27 novembre 1791, e dove mio padre Giovanni, maestro cioccolataio, era diventato anche caffettiere. Io però ho voluto seguire la mia vocazione musicale: prima ho frequentato la cappella musicale del Duomo di Casale e poi mi sono trasferito a Milano, dove sono stato nel 1815 il terzo a diplomarmi in pianoforte e composizione al Real Conservatorio di Musica.

IBR: Da quel momento ha preso il via la sua carriera…

Soliva: Tutto è cominciato l’anno successivo, nel 1816: avevo vinto un premio di composizione in Conservatorio e così mi era stata richiesta un’opera dalla Scala! Il librettista sarebbe stato il celebre Felice Romani e il cast tra i migliori: in 5 mesi ho composto l’opera eroicomica La testa di bronzo, che ha avuto un esito straordinario e ben 47 repliche. Come sempre la critica ha avuto opinioni contrastanti, ma a me piace ricordare solo le parole di Stendhal: “L’opera è la più ferma, la più infiammata, la più drammatica che io abbia mai sentito. Non c’è un momento di languore”.

IBR: Bellissime parole, davvero! Poi?

Soliva: Poi negli otto anni successivi ho alternato generi musicali diversi. Ho continuato col teatro: nel 1816 Berenice d’Armenia per il Regio di Torino, nel 1817 La zingara dell’Asturia, nel 1818 Giulia e Sesto Pompeo e nel 1824 Elena e Malvina, tutte per la Scala. Ma ho scritto anche musica sacra e da camera: avevo dedicato nel 1820 un Gran Trio Concertante al mio mito Beethoven e, arrivato a Vienna, nel 1824, sono riuscito ad incontrarlo! È stato molto gentile con me e mi ha addirittura dedicato una piccola composizione con queste parole: “Canone a due voci, scritto il due do junio 1824 per il Signore Soliva come sovvenire dal suo amico Luigi van Beethoven”.

IBR: Ha parlato di Vienna, quindi aveva iniziato una carriera internazionale?

Soliva: Erano anni complicati. Nel 1820 erano iniziate le rivolte patriottiche e avevo dovuto abbandonare Milano. Sono andato a Varsavia nel 1821 come maestro di canto, e qui ho conosciuto un pianista undicenne di belle speranze, Fryderyk Chopin, che ho poi avuto l’onore di dirigere, nove anni dopo come solista nel suo Primo Concerto per pianoforte, meritandomi i suoi elogi: “Ci ha saputo guidare tutti, in modo che mai prima, ti assicuro, mi era accaduto di suonare così tranquillamente con l’orchestra”.
A Varsavia ho fatto carriera, e sono stato direttore del Conservatorio dal 1824 al 1831, poi l’insurrezione dei polacchi contro l’Impero russo mi ha costretto a ripartire. Sono arrivato in quello stesso anno a San Pietroburgo, come Maestro di cappella della compagnia russa presso la Direzione dei Teatri.

IBR: Un incarico di prestigio…

Soliva: Sì, ma è durato solo dieci anni, fino al 1841. Poi, dopo essere tornato per un breve periodo nella mia Casale dove ho composto un Tantum Ergo, sono ripartito, questa volta verso Parigi, dove sono diventato maestro di canto e ho continuato a dedicarmi alla musica vocale e strumentale da camera. E da Parigi non mi sono più mosso.

IBR: Ha viaggiato davvero in tutta Europa! E cosa vorrebbe che le persone ricordassero di lei e della sua musica?

Soliva: Ho vissuto in un’epoca di transizione musicale, in Italia e in Europa. I miei contemporanei sono stati Rossini, Donizetti e Verdi, Beethoven, Chopin, Schumann e Mendelssohn. Così, vorrei che mi ricordassero come una sorta di mediatore, di creatore di una ‘terza via’, tra la scuola italiana e quella tedesca… di una scuola ‘mista’, insomma. Ma mi piace salutarvi con le parole di un articolo che un musicologo parigino Raimond Boucheron sta scrivendo su di me: “Il Soliva seppe tenersi lontano dalla servile imitazione di Rossini, e nutrito com’era nello studio di Mozart, seppe aprirsi una via propria, e formarsi uno stile, che al suo prediletto modello s’accosta”.

IBR: Grazie del tempo che ci ha concesso, maestro Soliva. Ora potremo sicuramente apprezzare meglio i brani che ascolteremo in questa prima edizione 2022 del Festival “Il Belcanto ritrovato”, che sono proprio tra quelli che lei ci ha ricordato: a Pesaro la “Sinfonia” da Elena e Malvina e a Urbino il suo “Tantum Ergo”.

 


IMAGINARY INTERVIEW WITH CARLO EVASIO SOLIVA
(Casale Monferrato 1791 – Paris 1853)

IBR: We are in Paris, it’s winter 1853 and we meet the elderly Maestro Carlo Evasio Soliva, who has granted us an interview.
Hello Maestro, we would like to know how you approached music.

Soliva: Actually, my life was not supposed to be in music, but in the world of chocolate! My parents came from Switzerland and had moved to Casale Monferrato, where I was born on November 27th, 1791, and where my father Giovanni, master chocolatier, had also become a coffee maker. But I wanted to follow my musical vocation: first I attended the musical chapel of the Duomo di Casale and then I moved to Milan, where I was the third to graduate in piano and composition at the Real Conservatorio di Musica in 1815.

IBR: So, from that moment onwards, your career started…

Soliva: It all started the following year, in 1816: I won a composition prize at the Conservatory and so I was asked to compose an opera for La Scala in Milan! The librettist was the famous Felice Romani and the cast was among the best: in 5 months I composed the heroicomic work La testa di bronzo, which had an extraordinary success and even 47 replicas. As usual, the critics had mixed opinions, but let me recall the words of Stendhal: “[Soliva’s] work is the most firm, the most inflamed, the most dramatic I have ever heard. There is not a moment of languor”.

IBR: Beautiful words, really! But what happened then?

Soliva: In the following eight years I alternated different musical genres. I continued with the theater: in 1816 Berenice of Armenia for the Regio of Turin, in 1817 La zingara of Asturia, in 1818 Giulia and Sesto Pompeo, and in 1824 Elena and Malvina – all for La Scala. But I also wrote sacred and chamber music: in 1820 I dedicated a Grand Trio Concertante to my myth Beethoven and, when I arrived in Vienna in 1824, I even managed to meet him! He was very kind to me and even dedicated a small composition to me with these words: “Canone a due voci, written on June 2nd, 1824, for Mr. Soliva as a gift from his friend Luigi van Beethoven”.

IBR: You spoke about Vienna. Does this mean you started an international career?

Soliva: Those were complicated years. In 1820 the patriotic revolts had begun, and I had to leave Milan. I went to Warsaw in 1821 as a singing master, and here I met an eleven-year-old pianist of fine hopes, Fryderyk Chopin, whom I had the honor of conducting nine years later as a soloist in his First Piano Concerto, earning his praise: “He knew how to guide us all, so that never before – I assure you – I had happened to play so quietly with the orchestra”.
I made a respectful career in Warsaw and even became director of the Conservatory from 1824 to 1831, then the Polish insurrection against the Russian Empire forced me to leave. I arrived that same year in Saint Petersburg, as Kapellmeister of the Russian company at the Theater Management.

IBR: A prestigious assignment!

Soliva: Yes, but it lasted only ten years, until 1841. After a short stay in my hometown Casale, where I composed a Tantum Ergo, I left. This time it was Paris, where I became a singing master and continued devoting myself to vocal and instrumental chamber music. And I haven’t moved from Paris since.

IBR: You have really travelled all over Europe! And what would you like people to remember about you and your music?

Soliva: I lived in an era of musical transition, in Italy and in Europe. My contemporaries were Rossini, Donizetti and Verdi, Beethoven, Chopin, Schumann and Mendelssohn. So, I would like to be remembered as a sort of mediator, a creator of a third way, between the Italian and the German schools… a sort of a mixed school, in short. But I would like to greet you with the words of an article that a Parisian musicologist Raimond Boucheron is writing about me: “Soliva was able to keep away from the servile imitation of Rossini, and nourished as he was in Mozart’s studio, he was able to open his own way, and to form a style that approached his favorite model”.

IBR: Thank you for your time, Maestro Soliva. Now we can surely better appreciate the pieces that we will hear in the first edition of “Il Belcanto ritrovato” Festival in 2022, which are just among those you reminded us: the “Sinfonia” from Elena e Malvina in Pesaro, and your “Tantum Ergo” in Urbino.